Settembre per chi insegna o lavora in un servizio educativo corrisponde all’inizio della scuola, all’inizio del nuovo anno. Questo per me è un anno speciale perché a maggio ho chiuso il mio ultimo ciclo di insegnamento in Università (per ora) e quindi, questo settembre, non riprende proprio nulla.

Questi tre anni accademici sono iniziati un po’ per caso, candidandomi ad agosto su suggerimento della mia relatrice, e si sono trasformati in un turbinio di emozioni, apprendimenti, scoperte. Ho seguito tre gruppi di future e futuri assistenti sociali nella rielaborazione delle loro esperienze di tirocinio. Ogni anno iniziava allo stesso modo: “non sono sicura che fare l’assistente sociale faccia per me”. Iniziavano il terzo anno e questo mi spaventava.

Ho provato a recuperare dalla memoria come arrivai io al tirocinio di terzo anno, quali dubbi avessi. Non li ricordo, forse per sopravvivenza ho trattenuto l’entusiasmo e le sicurezze che sono andata a costruirmi, i dubbi sono venuti dopo e tutt’ora riempiono alcune mie giornate.

Un altro nuovo inizio, senza una meta pre-definita perchè, come ho imparato in università, mi è chiara la finalità ma come arriveremo a raggiungerla e cosa produrremo as-sieme sarà una scoperta.

Per correttezza, il nome di questo progetto non è farina del mio sacco: è il nome che il mio ultimo gruppo si è dato nel lavoro sulla propria identità. Me ne approprio per redistribuirlo, augurandomi che in questa immagine, in questo nome, quanti più giovani assistenti sociali, non per forza miei ex studenti, possano riconoscersi.

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